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mercoledì 19 dicembre 2012



Diana Vreeland è stata un'importante scrittrice ed editor di moda. Ha lavorato per riviste come Harper's Bazaar e Vogue e collaborato con il Costume Institute del Metropolitan Museum of Art.

Nel 1984 Vreeland ha spiegato il suo modo di concepire le riviste di moda. "Ciò che queste pubblicazioni danno ai lettori è un punto di vista. La maggior parte delle persone non ce l'ha; hanno bisogno che qualcuno lo fornisca loro - e per di più, si aspettano sia tu a darglielo. Dev'essere stato il 1966 o '67, avevo pubblicato questo slogan: Questo sarà l'anno in cui dovrete decidere voi ciò che sarà di tendenza. Ogni negozio del paese mi ha chiamata dicendomi: Ascolta, devi dirlo tu alle persone. Nessuno vuole decidere per conto proprio, hanno bisogno di una direzione, di seguire un leader!"

*kisses*
Giulia

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martedì 18 dicembre 2012



Bonjour lecteurs!

Con l'anno che volge al termine scatta di rito il momento buoni propositi, destinati ad essere sconfessati prontamente a partire dai primi secondi del nuovo anno, c'est la vie. Nella top 5 dei miei per il 2013, tra gli altri, c'è anche quello di imparare il francese (mmh...vedremo), ma non solo, il progetto è quello di far rientrare l'aggettivo aggiornato nella lista degli aggettivi che descrivono il mio blog. Soluzione trovata: é arrivata l'ora di mettere in piedi una rubrica, almeno una.

E così eccola qua, per la seconda volta sui monitor, Shopping tips.


martedì 4 dicembre 2012



Lo hanno chiamato percorso visivo. E' una mostra, niente paura.

Le immagini sono quelle di Peter Lindbergh, la cornice Corso Como 10, un cantuccio metropolitano che definire bucolico non gli renderebbe davvero giustizia.

    
Immaginate di poter condividere con qualcuno tutte le vostre incognite, e allo stesso tempo le certezze che avete accumulato nel corso degli anni. Potrebbe uscirne fuori un bel composto omogeneo, con ad occhio e croce la stessa quota di entrambe (incognite e certezze), oppure un mix sbilanciato verso una delle due parti: per certo non potrà mai esistere un' amalgama uguale ad un'altro, saranno tutti pezzi unici.

Il pezzo unico che ho potuto osservare era quello di Peter Lindbergh, volutamente più sbilanciato verso l'incognito, a dispetto del fatto che la sua attitudine sia una certezza da sempre, e questo sia noto a molti.

Così l'esposizione esordiva con un ambiente pieno di known (notizie certe), un'unica stanza dove campeggiavano a tutt'altezza alcuni dei più conosciuti scatti di moda, attraverso i quali era possibile non solo rendersi conto del mutare delle tendenze, ma anche dell'evoluzione della carriera di grandi modelle come Naomi Campbell e Kate Moss, solo per citarne un paio. Bellezze ritratte sempre senza alcuna sovrastruttura, in qualsiasi modo fedeli alla sua creatività essenziale.

Tutto ciò che per sottrazione rimane è un itinerario senza uno specifico ordine, tanto meno una precisa collocazione temporale, la messa in scena dell'affascinante e artificiosa avventura della nostra vita, the unknown, che trae beneficio da costanti richiami al cinema ed alla fantascienza.

Spero gli scatti vi piacciano!

*kisses*
Giulia

 
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